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Coaching Creativo

03 Apr

“Tutti i grandi innovatori hanno una sola cosa in comune”

  • By kairos.admin
  • In Coaching Creativo, Costruire team innovativi, Facilitare i processi di innovazione, Innovation Coaching, Innovazione, Sviluppo Business

Prendi una grande idea, troverai molte persone che penseranno di averla avuta prima. Ed in effetti è abbastanza possibile che l’abbiano avuta. La storia è piena di esempi di scoperte quasi simultanee. David Hilbert scoprì la relatività generale all’incirca nello stesso periodo di Einstein. Alexander Graham Bell precedette solo per poco Elisha Grey all’ufficio brevetti.

Tuttavia, il dibattito su chi ha avuto un’idea prima è spesso irrilevante. La verità è che l’innovazione non è mai un singolo evento. Quindi un momento di epifania conta molto meno del lavoro che viene dopo, quello che spesso è tanto incerto quanto ingrato. Questo è ciò che fa la differenza tra i grandi innovatori e i potenziali innovatori.

Spesso ci viene detto che l’innovazione riguarda le idee, ma questo è solo parzialmente vero. Se la tua idea è abbastanza rivoluzionaria, la tua più grande preoccupazione non sarà che te la rubino, ma trovare qualcuno che la prenda sul serio. Ecco perché la parte più difficile dell’innovazione non è far emergere un’idea, ma ottenere che venga accolta. Il talento ti porterà solo lontano; hai anche bisogno della grinta per rimanerci.

La lunga strada di Chester Carlson

Autodidatta e geniale, Chester Carlson per anni armeggiò con la sua invenzione, anche continuando a fare il suo consueto lavoro e frequentando la scuola di legge di notte. Quando sua moglie si stancò delle esplosioni che produceva mescolando sostanze chimiche in cucina, spostò il suo “laboratorio” in una stanza al secondo piano di una casa di proprietà della suocera.

Dopo aver lavorato per oltre un decennio, nel 1946 Carlson iniziò a collaborare con la società Haloid. Insieme, perfezionarono ulteriormente il suo prototipo, ma costava ancora dieci volte di più delle macchine della concorrenza. Cercarono di coinvolgere le grandi compagnie del tempo – Kodak, IBM e GE – ma tutte rifiutarono. Semplicemente non sembrò essere una proposta di valore che potesse giustificare il costo.

Eppure Joe Wilson, il presidente di Haloid, continuò a vederne il potenziale. Pensava che una volta avuto il prodotto, le aziende lo avrebbero usato più di quanto immaginassero. Quindi, invece di provare a vendere le macchine, pianificò di noleggiarle a costi minimi e di farle pagare per l’utilizzo. Haloid capì anche che il prodotto aveva bisogno di un nome e, dopo un po’ di riflessione, scelse Xerografia.

E fu così che nacque la Xerox Corporation. Quando lanciò la sua copiatrice 914 nel 1959 – quasi tre decenni dopo che Carlson aveva iniziato i suoi studi – ebbe successo immediato e la società divenne una delle principali attività commerciali d’America.

Un attacco di fuoco

Quando Gary Starkweather conseguì il Master in Ottica presso l’Università di Rochester, andò a lavorare come ricercatore presso l’azienda che aveva avuto origine da Chester Carlson. Il suo compito fu quello di aiutare a migliorare un processo chiamato “xerografia a lunga distanza”, che era fondamentalmente una grande versione industriale del fax.

A quel tempo, Xerox stava usando un tubo a raggi catodici (la stessa tecnologia usata nelle vecchie TV), ma Starkweather intravide un modo migliore: il laser. Sfortunatamente, il laser era considerato una tecnologia non collaudata all’epoca e il suo capo non volle utilizzarlo. Tuttavia, Starkweather perseverò e migliorò notevolmente le macchine per xerografia a lunga distanza.

Incoraggiato dal successo, iniziò a cercare altre applicazioni per i laser. Questa volta, incontrò più di una semplice resistenza, il suo capo minacciò di licenziare chiunque lavorasse con Starkweather al progetto. Furibondo, si diresse verso l’ufficio del vice presidente e chiese, “Vuoi che lo faccia per te o per qualcun’altro?”

Nella cultura chiusa di Xerox, questo venne considerato un comportamento inaudito e il lavoro di Starkweather fu in serio pericolo. Fortunatamente, il destino intervenne. La notizia del progetto di Starkweather raggiunse PARC, il centro di ricerca di Xerox in California, che lo invitò a continuare la sua ricerca sulla costa occidentale e lui accettò con piacere.

L’invenzione della stampante laser di Starkweather probabilmente salvò la compagnia e oggi è venerato come un pioniere, nonostante fu quasi licenziato anche solo per aver provato.

Un’idea che era già stata provata e fallita

Per gran parte della sua carriera, Jim Allison si accontentò di essere un ricercatore guadagnando una certa fama nel campo dell’immunologia. Ma a metà degli anni ’90, ebbe un’idea rivoluzionaria che avrebbe cambiato il suo percorso. La sua ricerca suggerì che potesse esserci un modo per stimolare il sistema immunitario a fronteggiare il cancro.

Fu più di una semplice idea. Studi sui topi mostrarono risultati incredibili. Erano così impressionanti, infatti, che sentì di dover semplicemente tradurre la ricerca in un trattamento efficace. Così iniziò a volare in tutto il paese per vendere la sua idea alle compagnie farmaceutiche, ma tutte si rifiutarono.

“Era deprimente, sapevo che questa scoperta poteva fare la differenza, ma nessuno voleva investire in essa.”

A differenza di Starkweather e Carlson, il problema non fu un concetto troppo nuovo e radicale, ma che ci fossero già state tante prove fallimentari. Dopo tanti buchi nell’acqua, nessuno era disposto a fare un altro tentativo.

Ci vollero tre anni e tonnellate di angoscia, ma alla fine Allison convinse una piccola impresa di biotecnologie, la Medarex, ad investire nella sua idea. Oggi, l’immunoterapia contro il cancro è considerata una cura miracolosa e molti credono che Allison sia la più corta lista di candidati per il premio Nobel. La Medarex è stata acquisita nel 2009 da Bristol Myers Squibb per 2,4 miliardi di dollari.

La prossima grande cosa inizierà sempre sembrando “niente di che”

Spesso crediamo che l’innovazione abbia a che fare con le “grandi idee”, ma non è mai l’intera storia. Come disse il pioniere dei computer Howard Aiken, “Non preoccuparti se rubano le tue idee. Se le tue idee sono utili, dovrai imporle alla gente.”

La verità, come spiego nel mio libro Mapping Innovation, è che l’innovazione comporta sempre una combinazione di fattori. Hai bisogno dell’idea giusta per affrontare gli ostacoli e combinarla con altre idee per creare qualcosa che valga la pena. Non succede mai all’istante. Un momento di epifania non segna la fine di un viaggio, ma l’inizio. La prossima “grande cosa” inizia sempre sembrando un niente.

Chester Carlson ha concepito un’invenzione davvero rivoluzionaria e ha dovuto aspettare decenni prima che diventasse un successo commerciale. Gary Starkweather ha quasi rischiato di essere licenziato da una grande azienda, per inventare la stampante laser. Jim Allison aveva una brillante carriera nel suo campo, quando tutte quelle compagnie farmaceutiche lo respinsero.

E questo è quello che nessuno ti dice mai sull’innovazione. Questi uomini – e molti altri – non hanno ottenuto i loro successi solo con l’intelligenza, la laboriosità e la creatività, sebbene certamente avessero queste doti. Ciò che li ha resi speciali è che hanno avuto il coraggio di insistere a lungo dove molti altri si sarebbero arresi.

di Greg Satell

Fonte: http://innovationexcellence.com/blog/2018/02/02/all-great-innovators-have-one-thing-in-common-they-stick-it-out/

Traduzione di Claudia Ciccarese

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