Longevità Positiva: il valore di una società che invecchia con saggezza
Sfide demografiche e opportunità: strategie per trasformare l’età in risorsa e costruire un futuro inclusivo e sostenibile
L’Italia, tra i paesi più longevi al mondo, affronta oggi una sfida cruciale: valorizzare il potenziale della longevità in un contesto demografico in rapido cambiamento. Come osserva il demografo Massimo Livi Bacci, il drastico calo della natalità e il continuo miglioramento della sopravvivenza hanno profondamente trasformato la popolazione.
Nel 2023, il tasso di fecondità totale è sceso a 1,20 figli per donna, con 379.890 nascite (-3,4% rispetto al 2022), e i dati provvisori del 2024 indicano un’ulteriore riduzione di 4.600 nati nei primi sette mesi rispetto allo stesso periodo del 2023 (tavole-natalita-2024.xlsx). Parallelamente, la speranza di vita nel 2023 è salita a 81,1 anni per gli uomini e 85,2 anni per le donne, accelerando l’invecchiamento della popolazione. Al 1° gennaio 2023, l’indice di vecchiaia ha raggiunto 193,1 anziani ogni 100 giovani (Noi-Italia-in-breve-2024.pdf).
In questo scenario, il concetto di “longevità positiva” diventa centrale, trasformando l’invecchiamento da sfida a risorsa. Realizzare questa visione richiede politiche inclusive, strategie preventive e un impegno deciso contro l’agismo, una forma di discriminazione che mina coesione sociale e autostima, colpendo sia giovani che anziani.
Un modello innovativo in questa direzione è Il Total Worker Health (TWH), sviluppato dal National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH), adotta un approccio integrato che affronta i rischi per la salute fisica e mentale, insieme agli impatti ambientali e sociali. Mira a creare ambienti di lavoro salutari attraverso interventi mirati, come gestione dello stress, promozione di stili di vita sani e accomodamenti per le diverse esigenze dei lavoratori.
Accanto al TWH, i programmi di Workplace Health Promotion (WHP), basati sulle linee guida dell’OMS, promuovono attivamente la salute nei luoghi di lavoro attraverso campagne mirate. Questi interventi includono:
- Stili di vita attivi, incentivando l’attività fisica.
- Nutrizione equilibrata, con opzioni alimentari salutari.
- Prevenzione dei comportamenti a rischio, come il workaholism e altre dipendenze.
- Gestione dello stress, per migliorare il benessere mentale.
L’integrazione tra TWH e WHP permette di creare ambienti di lavoro inclusivi, produttivi e sostenibili, valorizzando il contributo dei lavoratori di tutte le età e trasformando il lavoro in uno strumento di salute e crescita collettiva.
Sergio Pecorelli, presidente della Fondazione Giovanni Lorenzini, sottolinea come la fondazione sia impegnata nella promozione della salute globale attraverso iniziative di alfabetizzazione sanitaria e collaborazioni con istituzioni internazionali. L’affiliazione al programma “Total Worker Health” (TWH) del NIOSH consente di integrare conoscenze scientifiche avanzate per rendere i luoghi di lavoro più salubri e produttivi. Pecorelli evidenzia come il TWH superi il concetto tradizionale di sicurezza sul lavoro, includendo aspetti legati al benessere complessivo dei lavoratori. Questo approccio non solo aumenta la produttività, ma riduce lo stress e contribuisce alla prevenzione di malattie croniche, generando valore sia per le aziende sia per i lavoratori.
Walter Ricciardi, professore di Igiene e Medicina Preventiva, evidenzia il lavoro come determinante cruciale della salute. Sottolinea l’importanza di affrontare fattori di rischio modificabili, come stress e abitudini di vita, tramite interventi mirati nei contesti lavorativi. Per Ricciardi, il TWH è una strategia chiave per integrare salute lavorativa e personale, migliorando benessere e longevità.
Eleonora Selvi, presidente dell’Associazione Longevitas, evidenzia il concetto di longevity positive come chiave per combattere l’agismo, superare gli stereotipi legati all’età e supportare i lavoratori con un approccio di longevity planning. Sottolinea l’importanza della prevenzione e delle diagnosi precoci per garantire una vecchiaia attiva e in salute, valorizzando al contempo il contributo delle generazioni anziane, esempio di semplicità e trasmissione di valori intergenerazionali.
Durante l’ultima puntata del CoachingCast, Selvi ha affrontato anche il tema delle disparità di genere nel caregiving, evidenziando che il 70% dei caregiver informali in Italia sono donne, spesso penalizzate da responsabilità che spaziano dalla cura dei figli a quella dei genitori anziani. Ha invitato istituzioni e aziende a riequilibrare questo carico attraverso interventi strutturali, come quelli previsti dalla Legge 33/2023, e politiche aziendali che includano orari flessibili, lavoro agile e una maggiore attenzione alla salute di genere.
In questo articolo abbiamo visto come l’integrazione di TWH, WHP e longevity positive offre una strategia per affrontare le sfide demografiche, valorizzando i “longennials”, promuovendo l’occupabilità dei senior con mentorship e welfare personalizzato, e garantendo continuità organizzativa. L’inclusività di genere, con politiche per il caregiving e la parità, completa questo approccio verso una società più sostenibile.
Un elemento distintivo è l’uso strategico del mentoring e del reverse mentoring, supportati dal Coaching Creativo e dal lavoro in team, che diventano strumenti preziosi per favorire l’integrazione intergenerazionale. Attraverso il confronto continuo, le esperienze e le attitudini si mescolano, generando buone pratiche e soluzioni innovative ai problemi comuni.
Nel prossimo articolo approfondiremo questi temi, per scoprire come trasformare l’invecchiamento in una risorsa attraverso la collaborazione intergenerazionale e costruire ambienti di lavoro più sani, inclusivi e pronti per il futuro.
Lavoro, longevità e nuove dimensioni della prevenzione nell’approccio “total worker health”
Longevità positiva – Il valore della collaborazione intergenerazionale
Longevità al lavoro: le 5 mosse per farne un’opportunità – Il Sole 24 ORE