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Articoli

25 Set

Come migliorare produttività e coinvolgimento con tecniche innovative.

  • By kairos.admin
  • In Articoli, Blog, Brainstorming, Cervello e creatività, Creative Skills, Facilitare i processi di innovazione, Innovazione
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Tra le attività che svolgi, quotidianamente o occasionalmente, quale ti appaga davvero, facendoti perdere la cognizione del tempo?

Mihaly Csikszentmihalyi, ha studiato per oltre 20 anni quei momenti in cui le persone riferiscono di sentirsi profondamente concentrate e assorbite, durante un’attività.

Le sue indagini hanno rivelato che ciò che rende tali esperienze veramente soddisfacenti è il passaggio attraverso uno stato di coscienza chiamato flow (flusso).

Ognuno di noi fa esperienze di flusso, durante le quali si sente forte, vigile, capace di mantenere il controllo senza sforzo e, inconsapevolmente, al culmine delle proprie capacità.

Sia il senso del tempo che i problemi emotivi sembrano scomparire, e si sperimenta un’esilarante sensazione di trascendenza.

Csikszentmihalyi spiega che investendo l’energia psichica (o attenzione) in obiettivi realistici, proporzionati alle nostre capacità, impariamo a riordinare le informazioni che recepiamo, concedendoci il pieno coinvolgimento in ogni dettaglio positivo, ma anche negativo, della nostra vita.

L’esperienza ottimale e il senso di euforia che ne scaturisce, infatti, non si manifestano durante momenti passivi, ricettivi, rilassanti, bensì quando il corpo o la mente di una persona tendono al superamento dei propri limiti, in uno sforzo volontario per realizzare qualcosa di complesso e significativo che sottrae alla consapevolezza le preoccupazioni e le frustrazioni della vita quotidiana.

La preoccupazione per il sé, dunque, scompare, eppure, paradossalmente, il senso di sé emerge più forte al termine dell’esperienza di flusso.

Tali esperienze non sono necessariamente piacevoli nel momento in cui si verificano ma, a lungo andare, generano la percezione di partecipare attivamente alla determinazione del contenuto della propria vita.

Forniscono, inoltre, un feedback immediato che alimenta le percezioni di efficacia personale, incrementando la motivazione intrinseca allo svolgimento dell’attività stessa, alterando la percezione della durata del tempo.

Quando un obiettivo importante viene perseguito con determinazione, e tutte le varie attività si inseriscono in un’esperienza di flusso, il risultato è l’armonia interiore.

Gli individui che stabiliscono un’armonia interiore conducono una vita vigorosa, sono aperti a esperienze tra le più disparate e riescono ad instaurare legami significativi con le persone che li circondano e con l’ambiente in cui vivono. Amano tutto ciò che fanno, anche se difficile; non si annoiano quasi mai e possono affrontare con calma tutto ciò che accade.

Per J.S. Mill La felicità non dipende dagli eventi esterni, ma piuttosto dal modo in cui li interpretiamo, dalla nostra armonia interiore.

La felicità, infatti, è una condizione a cui dobbiamo essere preparati, che deve essere coltivata e scrupolosamente difesa da ogni persona.

La resilienza, ovvero la capacità di perseverare nei propri intenti, nonostante gli ostacoli e le battute d’arresto è probabilmente la caratteristica più importante, non solo per avere successo nella vita, ma anche per godersela, perché permette di percepire i momenti di difficoltà come piacevoli sfide che accentuano il gusto della quotidianità.

Vuoi ritrovare il piacere di sentirti immerso nelle attività che svolgi al lavoro?

Osserva attentamente le caratteristiche dello stato di flow appena descritte…

Assomigliano molto a quelle dei giochi, vero?

La necessità di regole e obiettivi chiari, la ricezione di un feedback (sotto forma per esempio di punteggio), il dover affrontare un avversario stimolante ma non imbattibile, il piacere che deriva dalla padronanza delle abilità necessarie a giocare, il coinvolgimento nelle dinamiche competitive …

Siamo però abituati a ragionare secondo un’ottica per la quale svago e lavoro, dovere e piacere, fatica e ricompensa, sono momenti antitetici, che si alternano fra loro, generalmente in lunghi periodi di sacrificio, fatica e periodi di vacanza, relax, distrazione, sempre troppo brevi.

La teoria del flusso capovolge questo paradigma, dimostrando che proprio quando impegniamo le nostre risorse cognitive e siamo attivi in qualcosa che per noi è importante, raggiungiamo picchi emozionali tipici dell’appagamento.

E dunque, nell’ambito dello sviluppo delle persone nelle organizzazioni e sulla scia di quanto fino ad ora constatato, quali possono essere le implicazioni pratiche per rendere un’attività lavorativa o un programma di formazione capaci di coinvolgere i dipendenti e far sperimentare loro uno stato di flow?

La gamification, convenzionalmente definita come “l’aggiunta di elementi di game design a contesti non di gioco” è un processo di progettazione didattica applicato a contenuti e metodi didattici prestabiliti con lo scopo di alterare i comportamenti o gli atteggiamenti di apprendimento intermedi, per migliorarne i risultati nel medio e lungo termine.

Assumiamo, dunque, che il lavoro e la formazione siano contesti formali, non di gioco.

Gli elementi del gioco possono soddisfare il bisogno di autonomia di un individuo e, in ultima analisi, correlarsi positivamente con la sua motivazione che spiega la variazione dell’intensità, della persistenza, della qualità e della direzione dei comportamenti attuati.

Fornire ai collaboratori un feedback positivo sulle loro prestazioni e sfide coerenti e raggiungibili soddisfa il bisogno di competenza. Si potrebbe pensare, ad esempio, di aumentare il livello di difficoltà, fornendo feedback positivi, sotto forma di badge.

Il bisogno di autonomia risulta soddisfatto anche quando ai partecipanti viene offerta l’opportunità di auto-dirigersi e riconoscere i propri sentimenti: questo passaggio potrebbe includere la scelta delle caratteristiche di un avatar e delle diverse trame di gioco.

Inoltre, il gioco di squadra e gli atteggiamenti sociali condivisi nei confronti dei sistemi gamificati soddisfano il bisogno di relazione. Un effetto importante del divertimento è la promozione di una maggiore qualità dell’apprendimento e della creatività, di conseguenza la formazione può essere percepita più divertente quando gli elementi del gioco sono progettati in modo efficace.

L’elemento della volontarietà forse è il più importante: ogni gioco è soprattutto un atto libero. Chi gioca decide di accettare l’obiettivo, le regole ed il sistema di feedback, perché sa che potrà abbandonare il gioco quando vuole, proprio perché si tratta di un atto intenzionale e ciò aiuta a farlo percepire come un’attività sicura e piacevole.

Sailer e colleghi hanno identificato elementi di gioco specifici che hanno maggiori probabilità di aumentare la motivazione negli interventi di gamification: punti, badge, classifiche, barre di avanzamento, missioni, storie significative e avatar.

In particolare, i badge stimolano la motivazione soddisfacendo il bisogno di successo di un giocatore, fungendo da status symbol, da definitori di obiettivi e alimentando il bisogno di competenza.

Gli avatar, che consentono ai giocatori di operare delle scelte, possono favorire sentimenti di autonomia e, quindi, stimolare la motivazione.

Le missioni e la competizione aggiungono pepe alle attività, risultando stimolanti e divertenti. Ma quando battere l’avversario prende il sopravvento sul performare nel miglior modo possibile, il divertimento tende a scomparire.

La competizione è piacevole solo quando l’avversario principale siamo noi stessi e la sfruttiamo come un mezzo per perfezionare le nostre abilità.

Ecco perché, noi di Kairòs Solutions, quando progettiamo interventi di gamification per i teambuilding, analizziamo con cura il contesto, le persone, le loro esigenze e i loro bisogni formativi, tenendo sempre a mente che esistono persone abituate a dinamiche di gioco e altre che  invece non lo sono.

Il nostro impegno maggiore risiede, infatti, nel proporre sfide avvincenti e contemporaneamente accessibili per tutti i partecipanti, affinché tutti si divertano e siano coinvolti in egual misura, spogliandosi dei panni da lavoratori e indossando gli abiti da giocatori, per tutto il tempo necessario.

Ascolta la nostra intervista a Francesco Mannucci, psicologo del lavoro ed esperto di GAMIFICATION: Utilizzare il gioco per stimolare l’apprendimento e trovare soluzioni innovative in team

Tags:apprendimentoavatarbadgeclassifichecoinvolgimentocreativitàefficacia personalefeedbackfeedback positiviflowgamificationMihaly Csikszentmihalyimissionimotivazioneobiettivi chiariresilienzastatus symbolsuperamento limititeambuilding
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